Mese: marzo 2017

Achillea millefiori per le piccole ferite

Achillea millefiori per le piccole ferite

Durante l’assedio di Troia, quando Achille fu ferito mortalmente al tallone dalla freccia di Paride, Venere gli rivelò che il suo dolore poteva essere alleviato da una pianta che i soldati usavano spesso per medicarsi, facile da reperire in un campo di battaglia. Si tratta […]

Cioccolatini crudi, cibo che piace agli dei

Cioccolatini crudi, cibo che piace agli dei

Lo spazio di oggi lo voglio dedicare a un alimento eccezionale per le sue qualità nutritive, ma anche per il quel gusto avvolgente che ce lo fa amare a tutte le età. Sto parlando del cacao che personalmente consumo in tutte le forme immaginabili: dalle […]

I  mille e un uso del burro di karité

I mille e un uso del burro di karité

Oggi, a grande richiesta della mia amica Maria, vi parlo di una cosa che non mi faccio mai mancare: il burro di karité. Si tratta di un burro estratto dalla lavorazione della noce del karité, prima essiccata e bollita o tostata. Da qui si preleva un elemento molto ricco di vitamine A, E, F e di acidi grassi essenziali (per l’85-90% stearico e oleico, per il restante 10-15% palmitico, linoleico e arachidico), che di conseguenza risulta essere un eccezionale cicatrizzante della pelle, ottimo per idratare, proteggere e nutrire l’epidermite e perfetto come antiossidante, lenitivo, tonificante ed emolliente. Le donne del Burkina Faso lo usano ogni giorno per rendere elastica la pelle del viso e sono famose nel mondo per sembrare sempre giovani e belle.

Come potete sceglierlo? Io vi consiglio di prenderlo sempre grezzo, estratto con acqua e lavorato al minimo. In questa forma lo troverete a pezzi morbidi che si sciolgono con facilità al semplice sfregamento delle mani. Esistono però altre forme più raffinate, lavorate con solventi o contaminanti, da cui vi consiglio di tenervi alla larga. Più il burro è puro, più è sicuro. Vi viene incontro come al solito la lettura dell’etichetta, al momento dell’acquisto. L’unico ingrediente dovrà proprio essere il nostro burro (che trovate anche sotto il nome di Butyrospermum parkii o Shea butter). Questo vi farà avere la certezza di aver comprato esattamente quello che volevate. Meglio ancora se vi affidate alla certificazione biologica.

Il burro di karité non ha controindicazioni ed è indicato per prevenire la formazione di rughe, smagliature, ragadi al seno, piaghe da decubito, screpolature di mani, piedi e gomiti. Da usare anche come olio da massaggi, per nutrire i capelli o come balsamo, per proteggere le mani dal freddo, per trattare la couperose, per decongestionare il naso in caso di riniti, come struccante,  per rigenerare le unghie, come idratante del corpo della donna in gravidanza e allattamento, per gli arrossamenti o le dermatiti da pannolino nel neonato.  Provatelo e vedrete che anche a casa vostra non mancherà più.

Il fascino hippie di Montezuma

Il fascino hippie di Montezuma

Oggi voglio parlarvi di Montezuma, una piccola città a nove chilometri dalla prima area protetta del Costa Rica, la Reserva nacional absoluta de Cabo Blanco. Va detto che il Costa Rica è un luogo da sogno in ogni suo angolo, reso ancora più incantevole dalla filosofia dei […]

Anemone

Anemone

LINGUAGGIO DEI FIORI – L’anemone è un fiore che amo molto. Lo trovo delicato e, se si potesse dire delle piante, quasi timido. I greci lo ritenevano un fiore del vento e pensavano che schiudesse i petali solo quando Anemos soffiava. Saranno forse queste sue caratteristiche […]

Borragine, un aiuto depurativo

Borragine, un aiuto depurativo

Il ricordo più antico che ho della borragine è quello di mia cugina Manuela, quando eravamo bambine, che staccava i piccoli fiori blu e se li metteva sulla lingua. Teneva la lingua un po’ fuori per farmi vedere che si stava mangiando un fiore, poi lo ingoiava. Ecco, questa cosa di mangiare fiori – normalissima – a noi sembrava eccezionale. E forse avevamo ragione.

Riconoscere questa pianta è molto facile, non solo per gli inconfondibili fiorellini a cinque petali ma anche per gli steli ispidi su cui questi crescono e per la foglia pelosetta e ruvida che le dà il nome (burra in latino significa proprio stoffa ruvida). La pianta cresce spontaneamente in terreni grassi e ben soleggiati, ma alle stesse condizioni può essere coltivata molto facilmente, anche con l’aiuto delle formiche che si faranno carico di propagare la specie dandovi un’utile mano in questo lavoro. Potete raccogliere prima della completa fioritura sia la pianta intera che le sommità fiorite o i singoli fiori. Io la cucino in tegame con un filo d’olio e un pizzico di sale e la trovo ottima così, ma ecco i tanti altri utilizzi che se ne possono fare:

Infuso o decotto – preparate con foglie e fiori essiccati una bella tisana come calmante o emolliente

Bagni alle mani e pediluvi – mezza manciata di pianta secca o fresca per litro d’acqua. Si consigliano due bagni al giorno.

Cataplasmi – ottima sulle scottature, preparate un trito di pianta fresca e poggiatela sulla parte. In caso di articolazioni dolenti (come quelle di chi soffre di gotta) si può usare un panno imbevuto di decotto molto concentrato da poggiare sulla parte per dare sollievo.

Estratto – mezzo bicchiere di estratto di pianta (ben pulita) al giorno è un ottimo diuretico

Ma dove prendi le proteine?

Ma dove prendi le proteine?

Chi è vegetariano avrà già capito. Chi non lo è forse no, ma è questa la domanda che perseguita noi che abbiamo deciso di seguire una dieta priva di carne, pesce e – nel caso dei vegani – derivati animali. Perché si sceglie una dieta […]

Bolle di sapone (alla calendula)

Bolle di sapone (alla calendula)

Da qualche anno, grazie al nostro amico Francesco, io e marito siamo diventati due fanatici produttori di sapone fatto in casa. Abbiamo scoperto che non solo è facile ma è anche molto gratificante riuscire a creare con pochi elementi un ottimo prodotto. Questa ricetta, che […]

Nuova Zelanda, la magia di Monte Fato

Nuova Zelanda, la magia di Monte Fato

Oggi vi faccio venir voglia di staccare un biglietto per la Nuova Zelanda. Ho puntato la sveglia presto per avere qualche minuto in più da dedicare a questo post, dove vi racconto brevemente il parco nazionale del Tongariro, luogo eccezionale al centro dell’Isola del Nord. Patrimonio dell’UNESCO dal 1990, è questo il quarto parco più antico del mondo. Al suo interno si trovano il vulcano Ruapehu (che tutti conoscono come il Monte Fato de Il Signore degli Anelli), monte Ngauruhoe e monte Tongariro. Le salite sono lunghe e ardue, ma vi garantisco che pentirsi di questa fatica è impossibile. Qui la natura incanta e dimostra tutta la propria forza. Crateri rossi e laghi smeraldini, colori, odori e vegetazione, tutto è al limite della bellezza e dell’energia. Io e mio marito siamo arrivati al parco la sera prima, col nostro campervan – mezzo che consiglio a chi voglia visitare da cima a fondo queste isole – e siamo rimasti a dormire al rifugio Ketetahi. Come sempre accade, al rifugio è possibile conoscere gente di tutto il mondo, confrontare i percorsi, scambiarsi informazioni e preparare insieme la cena nella grande cucina comune. Nei dintorni del rifugio è anche possibile acquistare qualche dettaglio tecnico per la salita, in un piccolo negozio di articoli da montagna. Vi raccomando l’abbigliamento tecnico, lungo il percorso troverete più volte un cartello che vi ricorda che essere ben equipaggiati è indispensabile per non lasciare il percorso a metà.

All’interno del parco si trova una vegetazione molto varia. Salendo passerete dalla foresta pluviale alla flora alpina in un solo giorno, fino a toccare le vette considerate sacre dai Maori. Anche se il parco offre impianti di risalita io vi consiglio di non lasciarvi tentare e percorrere tutta la strada sentendovi per un giorno membri della Compagnia dell’Anello attraverso il Tongariro alpine crossing. La zona che a me è piaciuta maggiormente è quella che va dal Cratere rosso al Lago blu. Qui ho davvero sentito tutta la maestosità del Pianeta in cui mi trovo. In questa zona fate molta attenzione, perché la discesa è sdrucciolevole. Il percorso vi porta tra una colata rossa sul pavimento del cratere centrale e i laghi smeraldo, in un’ambientazione da favola. La pista del Tongariro alpine crossing gira attorno al cratere centrale e risale il lago blu (un lago acido sacro ai Maori) in circa un’ora. Ricordate di non mangiare o bere sulle rive per rispettare la sacralità del luogo.

Prima di partire potete visitare la pagina ufficiale del Tongariro alpine crossing per definire il percorso che desiderate seguire nel dettaglio, così da non trovarvi impreparati quando vi troverete alle pendici.

Ultimo consiglio all’italiana: quando siamo in viaggio ci piace sempre mangiare le cose del posto, ma per la fine di questo trekking mettete un pacco di spaghetti nello zaino. L’unica spaghettata in Nuova Zelanda ce la siamo concessi lì. E ci stava tutta! Ecco una foto di marito ai fornelli mentre li prepara. foto 1 (2)

Tasso Barbasso

Tasso Barbasso

LINGUAGGIO DEI FIORI – So che l’idea potrà sembrare un po’ barocca ma penso che possa diventare interessante dedicare, su questo blog, una sezione agli antichi significati simbolici di fiori e piante. L’occasione sarà propizia per raccogliere qualche informazione in più sulle piante di cui vi parlerò e […]


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